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Dove passa la parola e cresce l’erba

22 settembre 2016

Alcune parole che Bruno Tognolini, ha dedicato al festival modenese, alla lettura e a tutti voi che in questi anni avete creduto nella passione di una libreria indipendente per ragazzi, la nostra e la vostra, che accoglie le persone sempre con i libri.
Sara Tarabusi
Castello di carta
Festival Passa la parola

Tante volte ho parlato dei libri per bambini, del loro potere benefico. Tanti altri ne hanno parlato.
Per presentare questo festival, stavolta, voglio parlare delle persone silenziose che stanno dietro i banconi di quei libri, nelle loro librerie e nei loro festival. Di chi il Festival “Passa la Parola” lo costruisce. Della sua Fatica Felice.
Un giorno, in una scuolina di qualche paesello del nord, nella pausa fra gli incontri della mattina, mi ha incuriosito una brandina accostata al muro nella stanzetta delle bidelle, che mi offrivano il caffè. Ho chiesto: chi dorme qui? Nessuno, m’hanno risposto le maestre: abbiamo un bambino epilettico, non c’è l’assistenza, la mamma lavora, non sempre può accorrere, e abbiamo imparato a fare da noi.
Una funzionaria napoletana, che dirigeva un ufficio anagrafe vicino a Bologna, mi raccontava con un sorriso d’orgoglio come lei e la sua “crew” d’impiegate affrontano la corvée delle elezioni: e come brindano alla fine, quando tutto va a posto e neanche un nome rimane fuori, alle due di notte.
Un’energica anziana signora palermitana, ex docente di microbiologia, da anni conduce una biblioteca per ragazzi nel cuore del quartiere Ballarò, dove va a prendersi uno per uno, nei vicoli formicolanti di motorini, bambini violati e futuri corrieri di droga.
Questi casi e cento altri, nel corso degli anni, mi hanno insegnato qualcosa: le cose fatte bene fanno bene. E le cose fatte meglio, per esempio meglio del compenso che meriterebbero, fanno il doppio di bene: fanno meglio.
Ho visto e vedo, da poeta ramingo per l’Italia, molte feste dei libri per bambini: da quelle piccole, chiuse in una sola scuola, a quelle grandi che invadono una città. Conosco Milena Minelli e Sara Tarabusi da forse quindici anni, da quella prima volta che mi hanno chiamato a incontrare i lettori nella loro librerietta vignolese, fragile come un Castello di Carta esposto ai venti del mercato, della spietata concorrenza delle Librerie Incatenate coi loro Sconti D’Assalto. Le due esili Fate Madrine di libri e racconti potevano contare su un’unica forza, che ho imparato a riconoscere quando la vedo, e che chiamo fra me e me Fatica Felice. È la fatica di chi li costruisce, quei piccoli o grandi eventi, senza badare al tempo, al rapporto fra il tempo e il lavoro, fra il lavoro e il compenso, andando avanti finché non sono “fatti bene”. E quindi fanno bene: al pubblico, ai libri, alla città.
Occorre incoraggiare e ringraziare chi spande nel posto in cui vive Fatica Felice e gratuita. Le bidelle che tengono pronto quel lettino, la capitana di quell’Ufficio Anagrafe, l’anziana dottoressa bibliotecaria di Ballarò. E i costruttori di feste e festival, dove Passa la Parola che fa crescere erba silenziosa nei cuori di tutti. Silenziosa: si sente poco nel continuo schianto assordante d’allarmi e catastrofi, di cultura che muore e barbari ai confini del regno. Per questo ho preso lo spazio di queste righe per indicare, col dito sulla bocca, il sussurro incantevole di quando Passa la Parola, e cresce l’erba. Perché cresce, io l’ho vista, e dappertutto.

Bruno Tognolini

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